L’addestramento classico parte seconda

L’addestramento classico parte seconda

Gennaio 25, 2019 0 Di Camilla Rafanelli

Dopo aver descritto cosa non è l’addestramento classico nell’articolo precedente, in questa sede cercherò, nel modo  più chiaro e sintetico possibile di spiegare cos’è.

L’addestramento classico o tradizionale è quel metodo di educazione che fonda l’approccio con il cane sull’etologia (scienza che studia il comportamento degli animali e il loro adattamento all’ambiente).

Sono indispensabili quindi una completa conoscenza del cane, di ogni cane, di ogni razza, e la capacità di saper riconoscere le doti caratteriali di ogni soggetto. Questo richiede una grandissima esperienza, poiché sono tutti diversi e unici nel loro essere.

LA VALUTAZIONE

La valutazione è l’individuazione delle doti caratteriali del soggetto, è la sua “carta d’identità”. E’ il primo e forse più importante passo perché è ciò su cui si basa l’intero addestramento. Sbagliare la valutazione significa impostare in modo errato tutto il percorso che ne conseguirà. Non c’è una ricetta/tecnica che vale per ogni cane, ogni professionista sa che l’approccio è sempre differente, perché si deve adattare al cane e non viceversa.

Chi afferma (a volte anche con molta convinzione) che un addestratore tradizionale usi sempre lo stesso metodo su ogni cane, non conosce l’approccio classico. È lampante come sia in questo caso fondamentale una profonda conoscenza etologica, perché senza questa, un professionista non sarebbe in grado di comprendere il cane che ha davanti e quindi “aggiustare” le sue tecniche per rendere efficace la comunicazione. Valutare correttamente le doti caratteriali di ogni soggetto significa capire anche dove il cane può arrivare, qual è il suo limite di apprendimento. Significa rispettarlo, e non entrare nel brutto e frustrante circolo vizioso di pretendere dal cane più di quello che può darti.


GLI ESERCIZI

Insegnare un esercizio a un cane, o una serie di esercizi, certo non costituirà la relazione, ma sarà un buon inizio. Attraverso essi, il cane coltiva la sua collaboratività e la sua intelligenza. L’addestramento è l’unica disciplina che nutre la mente del cane ed è uno dei doveri di ogni padrone far si che il proprio amico a quattro zampe impari a ragionare. Come è suo dovere tutelarlo, dargli delle regole coerenti su cui non transigere, giocarci e trovare dei momenti in cui permettergli di sfogare tutti i suoi istinti. È l’insieme di questi fattori (esercizi, gestione corretta, gioco, divertimento) che determina una relazione.

IL GIOCO

Un cane represso a vita non è un cane felice, come non è felice il cane che non ha regole. Il controllo ci deve essere ma non può essere l’unica costante. Bisogna, con l’aiuto e la supervisione di un professionista, concedere al cane dei momenti in cui potrà dare sfogo a tutte le sue pulsioni ataviche di predatore e quindi le doti come la combattività, l’aggressività e l’istinto predatorio. Per fare questo, per poter concedere questo al nostro amato cane senza incorrere in nessun pericolo, dobbiamo prima necessariamente avere il cane collaborativo. Non possiamo, ad esempio, stimolare l’aggressività di un cane senza averne il controllo; esattamente come non possiamo andare a 200 km/h in macchina senza essere sicuri di avere i freni funzionanti.

TEMPISTICA DEI RISULTATI

Questo è un aspetto che non può essere tralasciato. Ho sentito clienti che prima di giungere al campo avevano frequentato altri tipi di corsi per mesi, ma ancora il cane tirava al guinzaglio e non eseguiva neanche un basilare seduto. La giustificazione era sempre la stessa: “ci stavamo lavorando”. In mesi di lezioni stai ancora lavorando su un seduto? È grave.

È grave non perché lo dico io, ma perché la durata della vita media di un cane non è la nostra. Un cane vive in media una decina di anni, quindi mi sembra logico che si debba dare importanza al tempo trascorso per il raggiungimento dei risultati. Non posso metterci metà della sua vita per insegnargli a camminare senza tirare e a mettersi seduto tranquillo anche in assenza del bocconcino/presenza di stimoli. Un cane non collaborativo non è felice, non ha uno scopo e non ha una guida. Non si possono impiegare anni per dare una guida al cane perché pochi ne dura la sua vita.


CONCLUSIONI

L’addestramento tradizionale è il cane, è scienza, è coerenza, è rispetto. Rispetto per la sua natura, rispetto per la sua intelligenza e per le sue doti. E’ un approccio cucito su misura su ogni cane, come un vestito di alta sartoria. È sporcarsi di fango e rischiare le mani tutti i giorni. È amore incondizionato verso il cane, verso tutti i cani. È una passione e una missione che non si spegne mai, neanche di domenica, neanche d’inverno sotto la pioggia al gelo, neanche nei giorni di festa. È un’arte. E l’arte non si impara con i corsi di 3 mesi, l’arte si impara con anni di pratica in campo, si impara osservando i maestri e i cani e il loro modo di comunicare. Quella comunicazione è poesia, è emozione.

Io, che ho avuto la fortuna di trovare un Maestro vero da osservare e da cui imparare, auguro a tutti voi di capire, prima o poi, di cosa sto parlando. Nel mentre, non sapete quanto vi state perdendo.