Umanizzare il cane per odiarlo o amarlo

Umanizzare il cane per odiarlo o amarlo

Marzo 18, 2019 0 Di Nicola Cibelli

umanizzare il cane un problema sia dei proprietari che degli osservatori esterni.
Ci capita spesso di parlare di come l’uomo tenda ad umanizzare il cane; della convinzione che gli atteggiamenti canini, possano essere riconducibili a stati d’animo o sentimenti prettamente umani, spingendolo come l’uomo a vendicarsi, essere geloso, arrabbiato, dispettoso.

Questi stati d’animo e rispettive reazioni, nel cane non esistono. Il cane non ha una morale, non fa le cose con secondi fini e non è spinto da un desiderio di appagamento individuale. Il cane ha reazioni determinate da ciò che è la sua essenza, fatta da richiami ancestrali di specie e specifici poi della razza. Umanizzare il cane è solo una scusa per compensare la propria ignoranza.

Come abbiamo detto altre volte, I proprietari spesso tendono ad umanizzare il cane, creandogli stress e facendogli condurre un esistenza non appropriata, sintomo a volte della propria ignoranza. Si passa poi al contrario dall’amore morboso, all’odio più totale sempre supportato dall’umanizzare il cane.

I due schieramenti dell’umanizzazione

Accade quindi che la maggioranza delle persone sia divisa in due macro gruppi di “umanizzatori”.

Il padrone di pitbull ignorante: Lo cresce solo con l’amore perché completamente a digiuno di cultura cinofila. Per carità, nelle mura domestiche ognuno può chiamare il proprio cane con tutti i nomignoli che vuole e magari fare qualche strappo alla regola sulla gestione; ma l’importante è essere, sopratutto fuori casa, padroni responsabili. Importante anche dargli un esistenza dignitosa facendogli fare il cane.

Estranei alla razza: Persone che nel tempo sono state plagiate dagli articoloni di giornale. Chi non lo conosce lo evita o peggio; molte volte, infatti, quando accade che un pitbull è protagonista di qualche aggressione, lo stesso viene inquadrato come fosse un bullo, un criminale, come se si divertisse ad uccidere gli altri cani.

Attenzione, sappiamo tutti la memoria di razza e da dove viene il pitbull, non siamo qui a negarlo, ma certamente non lo fa con le intenzioni che gli si vogliono attribuire da chi lo vuole umanizzare. Cioè, non è che dopo l’accaduto il pitbull si vanti al bar con gli amici; non lo vedi segnare sul tabellone segnapunti, quanti ne ha fatti fuori oggi.

Come è evidente l’umanizzazione è il punto in comune tra chi lo amaenchi non lo conosce e lo reputa un “cattivo cane” a prescindere. Alla base c’è sempre l’ignoranza che spinge a dimenticarsi un aspetto di base: il pitbull è un cane.

I denominatori comuni

Come abbiamo visto i denominatori comuni per tutti i fronti sono ignoranza ed incompetenza. Crescere un cane come fosse un bambino o in generale una persona è errato, come è errato dare colpe al Pitbull pensando possa essere un bullo.

La salvaguardia della razza parte dall’informazione e soprattutto dalla prevenzione. Bisogna informarsi ed avere almeno un minimo di conoscenze cinofile. Per migliorare la situazione, ci vorrebbero sanzioni pesanti su chi vende cani senza pedigree e sulle nascite incontrollate. Ci vorrebbe controllo anche nell’affidare questi cani e, perché no, una black list di persone che non dovrebbero avere nemmeno un peluche.